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lunedì 21 maggio 2007

Pedofilie ecclesiastiche: quando Ratzinger insabbiò

Non sappiamo e non vogliamo sapere di questo video documentario sui
preti pedofili, preferiamo documenti ufficiali come quello del
CRIMEN SOLLECITATIONIS che viene qui citato in seguito, ma stando
al Corriere della Sera, del 21 settembre 2005, sappiamo che quando
Ratzinger era cardinale tentò di coprire alcune molestie sessuali
commesse da un seminarista....

Come capo di Stato il Pontefice non è processabile
Preti pedofili, Usa non coinvolgono il Papa

Il vice ministro della Giustizia blocca il procedimento contro
Benedetto XVI per il documento «Crimen Sollicitationis»

ROMA - La Corte Distrettuale del Texas non si è ancora pronunciata
in merito alla procedura giudizaria civile presentata contro Papa
Benedetto XVI, accusato di complotto per coprire le molestie
sessuali contro tre ragazzi da parte di un seminarista: ma dopo
l'intervento dell'Amministrazione Bush è assai probabile che la
denuncia venga respinta.

Il vice ministro della Giustizia degli Stati Uniti, Peter Keisler,
ha infatti bloccato la procedura giudiziaria ricorrendo alla
cosiddetta "suggestion of immunity", una misura legale che stando a
quanto stabilito dalla Corte Suprema dev'essere obbligatoriamente
recepita dai tribunali di grado inferiore.

Keisler ha ufficialmente informato il tribunale che Benedetto XVI
gode di immunità come Capo di Stato, sottolineando dunque che
avviare il procedimento sarebbe «incompatibile con gli interessi
della politica estera degli Stati Uniti», che dal 1984 hanno
allacciato rapporti diplomatici con la Santa Sede. La stessa
Ambasciata del Vaticano a Washington aveva chiesto
all'Amministrazione di intervenire con la "immunity suggestion" e
chiudere il caso.

Nel corso del mese di agosto, Daniel J. Shea, l'avvocato americano
che aveva citato in giudizio il Pontefice quando era ancora
Cardinale, era venuto a Roma su invito del partito Radicale; in
quell'occasione aveva auspicato che George W. Bush non concedesse
l'immunità diplomatica a Papa Benedetto XVI nell'ambito del
procedimento - civile, non penale - aperto in Texas. Lo scomodo caso
era approdato infatti anche sul tavolo del presidente degli Stati
Uniti.

Insieme a Joseph Ratzinger, nel procedimento aperto nel gennaio 2005
sono citati l'arcivescovo di Galveston, monsignor Joseph Fiorenza e
i sacerdoti Juan Carlos Patino Arango e William Pickard. Patino,
colombiano di nascita, è attualmente latitante ed era stato accusato
da tre giovani che frequentavano la chiesa di San Francesco di
Sales, a Houston: le molestie risalirebbero alla metà degli anni
Novanta, e contro il seminarista è stato aperto un procedimento
penale.

Le accuse mosse a Ratzinger riguardano invece un documento emesso
nel 1962 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede:
una "Istruzione" dal titolo "Crimen Sollicitationis", che sanciva la
competenza esclusiva della stessa Congregazione su alcuni gravi
delitti, secondo quanto stabilisce il Codice di Diritto Canonico,
tra cui «la violazione del Sesto Comandamento (Non commettere atti
impuri) da parte di un membro del clero con un minore di 18 anni».
Inquadramento assurdo, secondo l'avvocato Shea, visto che a
differenza degli altri delitti (dalla violazione del sigillo
sacramentale a quelli contro il sacramento eucaristico) la
pedofilia «è un reato, non un peccato».

Secondo il Vaticano il documento "Crimen Sollicitationis" sarebbe
decaduto, ma secondo Shea non è così: l'avvocato aveva citato una
lettera del 18 maggio 2001, di cui era giunto in possesso, firmata
da Ratzinger e dall'arcivescovo Tarcisio Bertone, all'epoca
segretario dell'ex Sant'Uffizio, in cui si parlava del documento del
1962 «in vigore fino ad oggi».

E' sulla base di questa lettera che Shea aveva accusato Ratzinger di
aver "coperto" le molestie sessuali su minori: «Questo documento
dimostra l'esistenza di una cospirazione per nascondere questi
delitti». Un'accusa «individuale, non legata alla funzione di
Prefetto della Congregazione ricoperta da Ratzinger» secondo Shea.
L'avvocato aveva raccontato che in un primo tempo Ratzinger non
aveva risposto alle accuse, ma quando il processo ha preso il via,
gli avvocati del Cardinale - a quel punto divenuto Papa, il 19
aprile scorso - avevano richiesto al Governo degli Stati Uniti
l'immunità riservata ai capi di Stato. Il coinvolgimento di
esponenti delle gerarchie cattoliche nelle inchieste giudiziarie
sulla pedofilia non è insolito, ma di norma i procedimenti
giudiziari non potevano essere avviati perché era impossibile
consegnare agli accusati i documenti legali necessari: la denuncia
contro Ratzinger è invece potuta andare avanti perché l'allora
Cardinale ricevette personalmente l'atto di accusa. In agosto, Shea
aveva dichiarato che in caso di concessione dell'immunità avrebbe
dato battaglia: in primo luogo, perché all'epoca dei fatti
contestati Joseph Ratzinger era un semplice cardinale, e poi
perché "riconoscere la Santa Sede come uno Stato sarebbe una
violazione della Costituzione statunitense", in particolare
della "establishment clause" che proibisce leggi che proteggano in
modo speciale confessioni o organizzazioni religiose.

21 settembre 2005

http://italiasvegliati.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1492207

francesco.mangascia@gmail.com

F G Mangascià

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