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lunedì 14 maggio 2007

Appunti per una psicoanalisi del cristianesimo: il 'senso' della religione cattolica

Nella nostra epoca, di questi giorni, vien da pensare che 'sarebbe bello se' il senso che l'attuale Papa, Joseph Ratzinger, attribuisce alla parola religione fosse univoco.

Personalmente, all'ambiguità del pensiero cattolico, ho scelto da anni di preferire il mio imperfetto e provvisorio pensiero, il mio interrogare Dio, ad esempio sulla sua esistenza, che riesco a fatica a immaginare come una presenza che lentamente e faticosamente si apre la strada nel tempo, tranne rivelarsi in modi e forme semicoscienti, o inconsce, o serendipicamente casuali, aprendo anche lì, nel tempo soggettivo di ciascuno, percorsi e squarci su universi fuori dal tempo.

Non c'è dubbio che la nostra epoca stia imponendo all'umanità intera di affrontare, e tutti insieme, tutti ora i nodi irrisolti della propria evoluzione biologica e culturale, di cui è esempio antico la famiglia, antico almeno quanto è antica la rivelazione all'uomo e alla donna che la genealogia, la trasmissione di caratteri genetici, e di tradizioni, è di loro pertinenza e responsabilità, in quanto uomini e in quanto donne (la tradizione ci tramanda questo nel racconto biblico, nella Torah).

Papa Ratzinger diffida dell'omosessualità, e nasconde la pedofilia, e, seguendo un senso univoco del suo diffidare, si potrebbe concordare su entrambi i punti, per ragioni differenti, ma in qualche modo "legate"

L'omosessualità maschile è stata per secoli, se non millenni, ed è ancor oggi, un modo per soggiogare gli uomini (e le donne, nella forma dell'incesto) imprimendo loro un marchio di appartenenza alla famiglia, e per ottenere questo non ha esitato di fronte alla pedofilia.

Da qui la riprovazione e la condanna, cattolica, ma non solo, delle religioni intese come il luogo del rapporto condiviso con Dio, con un Dio, da Abramo in qua, inteso come entità buona, giusta, ostile a qualunque forma di soggiogamento dell'essere umano, perchè quell'essere umano lo ha voluto libero.

Libero di peccare, di sbagliare, come è implicito da parte di una divinità che essa stessa si manifesta nella sua imperfezione e parzialità, pur se meravigliosa sul piano cosmico, dovendo fare i conti col tempo.

E siccome questo è il Verbo che si incarna, della cui fragilità e impotenza (lamà?) si è fatto carico Gesù, e dopo di lui la cristianità, quel Verbo non è inteso come pura ragione, ma come (intelligente) amore, quel Verbo chiede che il peccatore venga perdonato e redento, portato direttamente in paradiso dalla croce, anzichè bandito e condannato.

Da qui la comprensione per l'omosessuale, e anche per il pedofilo, mentre l'omosessualità maschile è condannata come atto, e come catena soggiogante l'umano, perchè solo quella comprensione lo puo' liberare da una schiavitù non richiesta, ma imposta quando è ancora incapace di intendere e di volere.

Se questo senso è chiaro, lo è molto meno l'apparente totale incomprensione da parte del Papa, Joseph Ratzinger, ed il rifiuto violento, prevaricatore e scomunicante, anche del mero volersi bene tra persone la cui sessualità biologica e spesso famigliare contrasta con quella soggettiva, o è all'origine ambigua.

A far crollare l'edificio della buona fede è proprio questa manifesta cecità e sordità, da un lato relativa al fatto che l'omosessualità, maschile e femminile, ha avuto nella storia, ed ha, sensi e significati differenti e opposti, rispetto all'omosessualità come marchio, maschile, di "fabbrica" famigliare, a partire dagli stessi Vangeli, dalla costituzione, non certo tradizionale, della Sacra Famiglia.

E che, d'altro canto, la pedofilia si manifesta oggi, ma non "da oggi", come una pratica anch'essa con significati e conseguenze diverse dalla "semplice" imposizione di quel marchio. E non puo' dunque essere difesa e secretata in una malintesa difesa della famiglia, e comprensione per gli errori di questa.

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