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Italian Journal of Psychology and Internet
Psicologia Online

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ARCHIVIO

nelle pagine dell'archivio si ritrova la storia di
Italian Journal of Psychology and Internet - Psicologia Online
ma anche la storia della psicologia italiana e mondiale in rete
dal 1996 al 2000
(i link alle pagine web o alle immagini possono risultare datati e dunque errati)

giovedì 30 agosto 2007

Quando il virtuale diventa piu' reale del reale ... con un pizzico di umorismo!

SL starts to invade my RL

I bought some cheap sunglasses in real life today.



Imagine my disappointment when I clicked on them and nothing happened!
No HUD menu, no poseballs, nothing!



The Secondlife Newspaper
http://15timez.blogspot.com/2007/08/sl-starts-to-invade-my-rl.html

L'altra Milano cresce, al Mimir Village, ed ora i visitatori dispongono di una sandbox in cui provare le loro creazioni

L'altra Milano cambia, anche grazie al contributo dei visitatori che vengono a creare le loro opere nella sandbox del Mimir Village

L'altra Milano

E cala anche la nebbia (la nébia!)

L'altra Milano

Blackmount, 23,148,87

mercoledì 29 agosto 2007

Second Health, NHS in Second Life

Second Health London


posted by Daneel Ariantho
on Second Health London 3 weeks, 3 days, 20 hours, 53 minutes, 33 seconds ago


New healthcare structures from NHS Coming soon .... near Spaceport alpha , Genome and Science School
Second Health London (49, 206, 28)

http://daneel-ariantho.blogspot.com/

NHS London in Second Life August 26, 2007

Posted by Bertalan Meskó

I’ve recenly come across a spectacular health center in Second Life, the virtual world. It seems Second Health is run by National Health Service London.

Take a look at it by teleporting there!

The Second Health London Group is for everyone interested in Healthcare communication in Second Life and the future of healthcare delivery systems in Real Life.

Second Health is an experimental, innovative and efficient means of communicating complex healthcare messages as well as illustrating what healthcare of the future could look like.

The design of the virtual hospital in Second Health is based on the principles and recommendations outlined in the recently published A Framework for action.

I’m fascinated by this project, just watch one of their videos:

I’ll watch them closely to let you know if anything important happens or if they launch the project. Until then, here are some related articles:

venerdì 24 agosto 2007

Qualcuno volò sul nido del cuculo, a Pechino. Ma c’è chi non concorda

La dottrina del ‘fare assieme’ di Renzo De Stefani (Trento)

C’è a chi piace e a chi no.

Ne vogliamo discutere? E’ aperto un thread sul forum Al di là del Bene e del Male

Questo forum si chiama “al di là del bene e del male” perchè originariamente pensato come il forum dedicato alla “follia”, alle situazioni di disagio estreme, a ciò che comunemente viene fatto rientrare nel dominio della psichiatria, e della “salute mentale”.

Proviamo a riprendere il discorso da qui, e chi se la sente intervenga a dire la sua.
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Inizia tutto l’8 Agosto 2007.

Contro i pregiudizi della malattia mentale, partono da Mestre per la Cina
L’8 agosto pazienti, operatori e familiari partono da Mestre per la Cina
Repubblica.it seguirà il progetto di “Le parole ritrovate” e “Anpis”
Da Venezia a Pechino, viaggio in treno
contro i pregiudizi della malattia mentale
di FEDERICA MACCOTTA

Da Venezia a Pechino, viaggio in treno
contro i pregiudizi della malattia mentale

Un viaggio da pazzi. Da Venezia a Pechino, in treno. Attraverso l’Ungheria, la Russia, la Mongolia. Sulle orme del viaggiatore per eccellenza, quel Marco Polo che più di settecento anni fa è partito alla scoperta dell’Altro. E’ la sfida di 208 persone, che il 28 agosto lasceranno Mestre alla volta della Cina. In 208, tra pazienti psichiatrici, operatori della salute mentale e familiari, da dodici regioni italiane.

Non è un viaggio “normale” né un treno ordinario, quello messo in piedi dal movimento Le parole ritrovate e dall’Anpis (le polisportive che si occupano di salute mentale sotto la sigla Associazione nazionale per l’integrazione sociale). E’ un viaggio speciale, che sintetizza la filosofia degli organizzatori - il fare assieme, coinvolgendo tutti i protagonisti della realtà della malattia mentale - e che si propone di andare a scoprire le diversità di mondi distanti migliaia di chilometri, abbattendo i pregiudizi.

http://www.repubblica.it

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Interviene l’ Associazione Psichiatri Italiani

I familiari: ”Quel treno per Pechino svia dai veri problemi dei malati mentali”
Napoli, 10 agosto 2007. ”Siamo campo di rapina per notizie sensazionali”. Associazione psichiatri: “Operazione di propaganda. Il ministro Turco non perda il contatto con la dura realtà assistenziale italiana, venga a informarsi in che condizioni operiamo”





Quel “treno speciale per Pechino” non piace a tutti. Non piace ad alcuni familiari di persone disabili mentali, che hanno espresso la loro “indignazione” in una lettera indirizzata all’Associazione italiana psichiatri. L’idea del treno partito ieri da Venezia con il coinvolgimento di 216 persone tra malati, familiari, volontari, medici, infermieri e assistenti sociali che, attraverso diverse tappe intermedie “dove esistono ancora i manicomi”, raggiungeranno in 20 giorni la capitale cinese per “lottare contro lo stigma”, è patrocinato dal ministero della Salute. L’organizzazione è del movimento Le parole ritrovate e dall’Associazione nazionale polisportive per l’integrazione sociale (Anpis). Sul treno c’è anche una troupe con il regista Giovanni Piperno, per realizzare un film-documentario sul viaggio, che verrà prodotto da Rai Cinema e Ministero della Salute.
“Gli operatori e il Ministro della Salute dovrebbero battersi per curare quei tanti “matti alla deriva che navigano senza cure nello stato italiano” invece di portare all’attenzione del grande pubblico queste iniziative che sul piano pratico hanno solo un valore di difesa dell’immagine e di sviare ad ogni costo i mass media sui veri problemi dei malati mentali” scrive un familiare, A.T., nella sua lettera. Secondo il quale “questi utenti della salute mentale sono campo ormai di rapina per dare notizie sensazionali, ma poco consone alla realtà. Come familiare mi sento veramente indignato per le notizie rimbalzate sui media”.
Il riferimento, oltre al treno per Pechino, è anche alla notizia “di alcuni mesi fa, riguardante l’attraversamento dell’Oceano da parte di un equipaggio che sarebbe stato composto esclusivamente da un equipaggio di ‘matti trentini’. E’ deprecabile anche l’uso del termine ‘matto’, che stigmatizza. Ma di questo nessuno parla correttamente.
Mi stupisco che, pur di propagandare un’idea di normalità a tutti i costi, si diffondano notizie simili. Per giunta con questa terminologia che ricorda tanto quella foto di un dipinto di Gericault, pubblicata guarda caso in uno dei libri dell’antipsichiatra/psichiatra Basaglia: chissà oggi cosa direbbe…”
A queste si aggiungono le considerazioni dell’Associazione italiana degli psichiatri, che punta l’incide sulla natura eminentemente propagandistica e di facciata dell’operazione: “Se fossimo manager di un’azienda, immaginiamola di navi da crociera, invece che producer organizzativi, per promuovere ‘il bene salute mentale’ per l’utenza da noi servita, assai ci compiaceremmo con il nostro funzionario responsabile del settore ‘Creatività, Propaganda, Pubblicizzazione del Prodotto’ e anche con il capo dello ‘Ufficio Relazioni col Pubblico e con l’Esterno’ per il risalto che è stato dato all’iniziativa (meglio che ‘progetto’, anzi perché progetto?) ‘Quel treno speciale per Pechino’.
La campagna di stampa ha funzionato a dovere, ottimi copywriter hanno spremuto al meglio le meningi per far sì che l’idea creata dallo “Ufficio Promozione e Vendita” sia stata propagandata così bene da essere addirittura esportata, in Cina poi, e tramite una mostra itinerante.
Naturalmente non siamo manager e, soprattutto, non vendiamo ‘pacchetti crociera tutto compreso’, ma siamo solo operatori dei servizi pubblici della tutela della salute mentale che ogni giorno del loro impegno professionale si chiedono: ‘Abbiamo fatto quanto umanamente in nostro potere per ridurre almeno d’un minimo il disagio psichico delle persone a noi particolarmente affidate?’. Non sempre possiamo rispondere affermativamente, talvolta nemmeno per quella che è la nostra personale responsabilità.
Jim Morrison dei Doors molti anni fa e prima di morire ha lasciato questo messaggio: “Spesso quello che vedo non è affatto quello che accade”. Anche per l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica in Italia può valere questa triste riflessione, che, invece, dovrebbe porsi ogni giorno la ministra della Salute se non vuole “dissociarsi” perdendo il contatto con la dura realtà assistenziale italiana.
Ha provato il signor ministro a chiedere ai malati come stanno? E ai loro familiari di cosa hanno bisogno e cosa temono maggiormente per il futuro del loro congiunto? E’ venuto mai da un campione ’significativo’ di operatori della salute mentale (medici, infermieri, organizzazioni sindacali) per informarsi in che condizioni questi si trovino ad operare?
Non sono ottimistici i riscontri che reperiamo dalle figure succitate e da ogni parte d’Italia, non solo dal profondo sud svantaggiato, ma abbiamo scoperto che esiste anche un…”profondo nord” in grossa difficoltà nell’erogazione di servizi assistenziali, terapeutici e riabilitativi ai loro malati e alle loro famiglie.
Pertanto dev’esser considerata lodevole l’iniziativa del treno (ancorché “speciale”, perché poi speciale?), ma il manager dev’essere al corrente che è solo un settore della sua attività che va a gonfie vele: se vuole sapere com’è la realtà concreta e produttiva, si sporchi le mani e scenda ‘nell’officina’ o, per continuare con la metafora dell’azienda di navigazione, si approfondisca anche nelle stive delle sue bellissime navi bianche.
Il tutto finalizzato a che quello stesso manager non si senta il padrone di “La fabbrica della follia” (Serie politica 26 - Einaudi 1971, 4a ed., 1975, a cura dell’Associazione per la lotta contro le malattie mentali - Sezione autonoma di Torino)”. (ep)

© Copyright Redattore Sociale
Fonte: Redattore Sociale, sito web www.redattoresociale.it

http://www.aipsimed.org/?q=node/537
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Il 24 Agosto la comitiva arriva a Pechino

venerdì 24 agosto 2007

La dottrina del ‘fare assieme’, di Renzo De Stefani ha portato a Pechino 211 disabili psichiatrici

Il convoglio era partito da Mestre l’8 agosto sulle Orme di Marco Polo
Ecco Pechino, treno dei matti a destinazione
Nelle carrozze 211 disabili psichiatrici, operatori, volontari e giornalisti per combattere i pregiudizi sulla malattia mentale

Corriere della Sera, 23 agosto 2007

PECHINO - Alle 19.15, le 13.15 ora italiana, il «treno dei matti» è finalmente giunto a destinazione. A fare gli onori di casa e accogliere lo speciale convoglio alla stazione centrale di Pechino l’ambasciatore d’Italia, Riccardo Sessa. Il marciapiede davanti al K614 delle ferrovie cinesi si è subito animato: striscioni, urla di gioia per la riuscita dell’impresa e le note dell’Inno di Mameli cantate a squarciagola. Sono finalmente arrivati i 211 cittadini italiani - disabili psichiatrici, operatori, familiari, volontari e giornalisti provenienti da tutta Italia - partiti da Mestre l’8 agosto scorso sulle orme di Marco Polo con lo scopo di contrastare e ridurre lo stigma e i pregiudizi nei confronti della malattia mentale.

A sostenerli e a fare da collante la dottrina del «fare assieme», da molti anni proposta dal direttore del Dipartimento di salute mentale di Trento, Renzo De Stefani, e dalla sua equipe come strumento di prevenzione e cura. «Fare assieme» – in questo caso – è compiere un viaggio simbolico per lanciare una sfida ancora più difficile e dare visibilità al principio base di questa filosofia: la valorizzazione della responsabilità personale, della partecipazione di utenti, operatori e familiari.

A Budapest, Mosca, Irkutsk, Ulan Bator ed Erliang ci sono state le soste più lunghe e significative del viaggio, occasioni per visitare musei, passeggiare sulle rive del lago Baikal, fare acquisti nei mercati tipici, assaggiare i prodotti locali, fare incontri importanti. Le carrozze che li hanno ospitati si sono spesso trasformate in microcosmi di sperimentazione e scambio. Insieme, i protagonisti di quest’avventura hanno praticato lo yoga, parlato di politica, occupato il vagone ristorante per improvvisare una spaghettata durante il controllo doganale, creato gruppi di auto-aiuto per smettere di fumare, recitato il rosario, istituito corsi di uncinetto, seguito lezioni di fotografia tenute dal regista Giovanni Piperno. Quest’ultimo, già vincitore al Torino Film Festival nel 2003, racconterà il viaggio in un film-documentario di 80 minuti finanziato dal Ministero della salute, presente all’iniziativa anche nella persona del consigliere Marco D’Alema.
E dopo la visita alle celebri grotte Yungang, nello Shanxi, hanno affrontato l’ultima tappa del loro viaggio in treno: da Datong a Pechino.

Poco più di 350 km percorsi in circa sei ore. Quando la fatica del viaggio già si faceva sentire. Perciò in moltissimi hanno optato per trascorrere le ultime sei ore di viaggio dormendo per recuperare le forze. A tratti, nei tre vagoni riservati alla comitiva, solo il rumore del treno sulle rotaie. Le voci di chi ha preferito restare sveglio, invece, contengono mille domande su come sarà davvero questa Cina e su come saprà accoglierli. Nonostante non siano mancati piccoli problemi quotidiani, conflitti e divergenze, tutti concordano sul fatto di aver condiviso un’esperienza indimenticabile, che li ha arricchiti e ha dato loro la possibilità di vivere emozioni indescrivibili. Sensazioni che molti partecipanti non avrebbero mai pensato di poter incontrare.

Rosalia, 50 anni, non era mai uscita dalla sua Palermo. Dice che grazie a questo viaggio nei suoi occhi c’è qualcosa di nuovo e sottolinea che il valore aggiunto di questa avventura è il suo carico di speranza. Luigi è entusiasta della cordialità dei mongoli e dei cinesi ed è felice che il suo gruppo del nord Italia si sia piacevolmente mescolato con quello partenopeo. Anche questo può essere annoverato tra i risultati positivi dell’iniziativa.

Quello che invece ha segnato profondamente l’esperienza di Carlo è il contrasto tra l’essere costretti negli angusti locali del treno e il visitare gli spazi sconfinati del continente asiatico. Percorrendo i corridoi dei vagoni si incontra anche Francesco, 9 anni, il più piccolo del gruppo. All’inizio non voleva nemmeno salire sul treno perché aveva paura di annoiarsi stando rinchiuso tutto quel tempo. Ora, invece, è contento di essersi lasciato convincere. Ha conosciuto molte persone nuove e si diverte a spifferarne i segreti, compresa una storia d’amore sbocciata tra le carrozze dirette a Pechino. Mancano totalmente, nel suo sguardo di bambino, la paura e i pregiudizi di tanti adulti che costruiscono muri invalicabili tra una presunta normalità e il mondo della follia.

Nei prossimi giorni la speciale comitiva di turisti visiterà le principali attrazioni della capitale cinese: la Città Proibita, il Tempio del Cielo, il Palazzo d’Estate e la Grande Muraglia. E lunedì di nuovo tutti a casa, questa volta con un banale biglietto aereo.

Giada Messetti

Corriere della Sera, 23 agosto 2007

http://www.corriere.it

La dottrina del 'fare assieme', di Renzo De Stefani ha portato a Pechino 211 disabili psichiatrici

Il convoglio era partito da Mestre l'8 agosto sulle Orme di Marco Polo
Ecco Pechino, treno dei matti a destinazione
Nelle carrozze 211 disabili psichiatrici, operatori, volontari e giornalisti per combattere i pregiudizi sulla malattia mentale

Corriere della Sera, 23 agosto 2007

PECHINO - Alle 19.15, le 13.15 ora italiana, il «treno dei matti» è finalmente giunto a destinazione. A fare gli onori di casa e accogliere lo speciale convoglio alla stazione centrale di Pechino l’ambasciatore d’Italia, Riccardo Sessa. Il marciapiede davanti al K614 delle ferrovie cinesi si è subito animato: striscioni, urla di gioia per la riuscita dell’impresa e le note dell’Inno di Mameli cantate a squarciagola. Sono finalmente arrivati i 211 cittadini italiani - disabili psichiatrici, operatori, familiari, volontari e giornalisti provenienti da tutta Italia - partiti da Mestre l’8 agosto scorso sulle orme di Marco Polo con lo scopo di contrastare e ridurre lo stigma e i pregiudizi nei confronti della malattia mentale.

A sostenerli e a fare da collante la dottrina del «fare assieme», da molti anni proposta dal direttore del Dipartimento di salute mentale di Trento, Renzo De Stefani, e dalla sua equipe come strumento di prevenzione e cura. «Fare assieme» – in questo caso – è compiere un viaggio simbolico per lanciare una sfida ancora più difficile e dare visibilità al principio base di questa filosofia: la valorizzazione della responsabilità personale, della partecipazione di utenti, operatori e familiari.


A Budapest, Mosca, Irkutsk, Ulan Bator ed Erliang ci sono state le soste più lunghe e significative del viaggio, occasioni per visitare musei, passeggiare sulle rive del lago Baikal, fare acquisti nei mercati tipici, assaggiare i prodotti locali, fare incontri importanti. Le carrozze che li hanno ospitati si sono spesso trasformate in microcosmi di sperimentazione e scambio. Insieme, i protagonisti di quest’avventura hanno praticato lo yoga, parlato di politica, occupato il vagone ristorante per improvvisare una spaghettata durante il controllo doganale, creato gruppi di auto-aiuto per smettere di fumare, recitato il rosario, istituito corsi di uncinetto, seguito lezioni di fotografia tenute dal regista Giovanni Piperno. Quest’ultimo, già vincitore al Torino Film Festival nel 2003, racconterà il viaggio in un film-documentario di 80 minuti finanziato dal Ministero della salute, presente all’iniziativa anche nella persona del consigliere Marco D’Alema.
E dopo la visita alle celebri grotte Yungang, nello Shanxi, hanno affrontato l’ultima tappa del loro viaggio in treno: da Datong a Pechino.

Poco più di 350 km percorsi in circa sei ore. Quando la fatica del viaggio già si faceva sentire. Perciò in moltissimi hanno optato per trascorrere le ultime sei ore di viaggio dormendo per recuperare le forze. A tratti, nei tre vagoni riservati alla comitiva, solo il rumore del treno sulle rotaie. Le voci di chi ha preferito restare sveglio, invece, contengono mille domande su come sarà davvero questa Cina e su come saprà accoglierli. Nonostante non siano mancati piccoli problemi quotidiani, conflitti e divergenze, tutti concordano sul fatto di aver condiviso un’esperienza indimenticabile, che li ha arricchiti e ha dato loro la possibilità di vivere emozioni indescrivibili. Sensazioni che molti partecipanti non avrebbero mai pensato di poter incontrare.


Rosalia, 50 anni, non era mai uscita dalla sua Palermo. Dice che grazie a questo viaggio nei suoi occhi c’è qualcosa di nuovo e sottolinea che il valore aggiunto di questa avventura è il suo carico di speranza. Luigi è entusiasta della cordialità dei mongoli e dei cinesi ed è felice che il suo gruppo del nord Italia si sia piacevolmente mescolato con quello partenopeo. Anche questo può essere annoverato tra i risultati positivi dell’iniziativa.


Quello che invece ha segnato profondamente l’esperienza di Carlo è il contrasto tra l’essere costretti negli angusti locali del treno e il visitare gli spazi sconfinati del continente asiatico. Percorrendo i corridoi dei vagoni si incontra anche Francesco, 9 anni, il più piccolo del gruppo. All’inizio non voleva nemmeno salire sul treno perché aveva paura di annoiarsi stando rinchiuso tutto quel tempo. Ora, invece, è contento di essersi lasciato convincere. Ha conosciuto molte persone nuove e si diverte a spifferarne i segreti, compresa una storia d’amore sbocciata tra le carrozze dirette a Pechino. Mancano totalmente, nel suo sguardo di bambino, la paura e i pregiudizi di tanti adulti che costruiscono muri invalicabili tra una presunta normalità e il mondo della follia.


Nei prossimi giorni la speciale comitiva di turisti visiterà le principali attrazioni della capitale cinese: la Città Proibita, il Tempio del Cielo, il Palazzo d’Estate e la Grande Muraglia. E lunedì di nuovo tutti a casa, questa volta con un banale biglietto aereo.


Giada Messetti

23 agosto 2007

martedì 21 agosto 2007

Dalla microscopica Brescia di Lapsus Liberty House, alla magnifica Mantova SL

Come incontrare per caso i costruttori della magnifica Mantova SL in una microscopica Brescia SL

Per puro caso, dopo aver aperto un piccolo spazio bresciano su Second Life (da una veloce ricerca non ce ne sono ancora), vi ho incontrato alcuni tra i creatori della stupenda Mantova SL, che consiglio a tutti di visitare, perchè ne vale davvero la pena.

La
Micro-Brescia SL è questa:

Micro Brescia SL

e vi trovate un comodo teletrasporto per Mantova SL !

sabato 18 agosto 2007

Caffe’ Freud, First Meeting, and topics for next session (from Gomboc Sz.)

18th of August 2007: First meeting

# We discussed the topics for the next meeting. We decided to meet once a week same place (Blackmount 33,239 82), same hour . Of course, this can still be changed if most of us express the desire to change it.

# topics for next session:

25August: Personality: healthy personality and disorders. How does a healthy personality structure? What can we call a personality disorder?

1stSeptember: Sects: What kind of psychotherapy are proposed to take ancient adepts in? Are there victim’s traits of personality?

8thSeptember: Online psychotherapy? Ethical dilemmas.

15September: Free topic to discuss. I propose once a month to have a different kind of discussion. maybe case study. maybe topics slightly receding psychology (philosophy, books, etc…) but we have time to decide it :-)

Primo Meeting del 'Caffe' Freud' al Mimir Village (altra Milano, Brescia, Italia, o DoveVoleteVoi)

Altra Milano, Brescia, Lombardia, Italia … e intanto ci si trova per il primo meeting del Caffe’ Freud

Agosto 18th, 2007

Oggi primo incontro delle persone che si sono iscritte al Gruppo “Caffè Freud” su Second Life.

Non tutti sono di madrelingua inglese, anche se è la lingua in cui ci si ingegna di scrivere (niente chat audio, per ora!!!)

In ogni caso è andata bene, come in tutte le ‘prime’ molta emozione e capacità di lasciarsi affascinare dal mezzo.

Ma si è parlato di cose serie, eh! Di psicosi e di… elefanti …

Intanto Milano (l’altra) cresce (e puo’ essere quel che si vuole: Brescia o altre città a scelta)

Per i pigri ci sono un autobus, un metro, uno scuolabus, un taxi, e anche un venditore ambulante di hot dog …

Ciao a tutti e tutte Smile)))))

lunedì 13 agosto 2007

Chi l'ha detto che su Second Life non ci si possa anche divertire? Invito alla danza a Mimir Springs!

Al Caffè Freud di Mimir Springs SL sono aperte le danze !!!!

Agosto 13th, 2007

Danze al Caffe' Freud Ci stiamo attrezzando, eh :D ! Da oggi anche il Centro Mimir SL ha la sua piattaforma per danzare sotto la luna, con faretti e luci psichedeliche!

Dove? Al Caffè Freud, e anche sopra il suo tetto, accompagnati dal violinista di Chagall!

e anche nell’ altra Milano !

Le musiche le fornisce Radio Blackout di Torino, il Nido del Cuculo

L'immagine è memorizzata su Snapzilla

Second Life, Roberto Dadda, La Repubblica e il Pudore (dove l'abbiamo lasciato?)

lunedì, agosto 13, 2007

E il pudore dove la abbiamo lasciato?



Dalle stesse pagine che ieri osannavano Second Life e ci spingevano a considerarla la meraviglia delle meraviglie vengono oggi segnali radicalmente opposti senza che si riporti nessuna delle considerazioni che hanno portato a considerare la opinione fornita prima radicalmente sbagliata.
Ha senso cambiare rotta in modo tanto radicale semplicemente dimenticando quella seguita fino a ieri?

La lettura del giornale è un rito quotidiano che ha cambiato un po' sapore con l'avvento delle news in rete. La mattina scendo dal letto e con la prima tazza di caffè nelle mani leggo sul mio PC le ultime notizie, alcune dovranno aspettare ancora 24 ore per arrivare sulla carta stampata.

Cosa cerco sul giornale? Cerco commenti, opinioni, visioni inquadrate nella storia, sintesi...

Oggi Repubblica mi informa che Second Life è solo un bluff.

Prendo atto, ma poi mi ricordo dei toni trionfali con i quali sulle stesse pagine, solo due mesi fa, veniva annunciata la distribuzione di un voluminoso volume su quella meraviglia delle meraviglie che si chiama Second Life...


SEGUE QUI:

http://robertodadda.blogspot.com/2007/08/e-il-pudore-dove-la-abbiamo-lasciato.html

Inutile dire che CONCORDO !

Oltre a quelle patinate e commerciali, esiste un'altra Milano, Lombardia, Italia, anche su Second Life

Nasce l’altra Milano, Lombardia, Italia. Il cuore e la mente. Su Second Life

Agosto 13th, 2007

Curiosando sul web e cercando tra le città virtuali di Second Life, mi sono sentito, da milanese cinquantanovenne, anche se da una decina d’anni cittadino adottivo di Brescia, deluso e rattristato nel constatare quanto poco ci sia, e il troppo che ci sarà da settembre 2007 quando e se il Comune di Milano varerà la Milano vista dalla parte dei suoi (attuali) amministratori.

Ebbene, ho aperto una microscopica Milano in 3D su SL (avevo già realizzata una Milano in vrml qualche anno fa, quando ancora esisteva Italia Online) dove invito tutti a venire e a proporre. Per la realtà virtuale, e per quella quotidiana e vissuta, tra disagio psicologico, fisico, sociale, e arte e cultura (tra cui anche la psicologia e la psicoanalisi)

http://slurl.com/secondlife/Slitheen/41/105/108

sabato 11 agosto 2007

Kheopsy et la Maison des Analystes. A Paris se termine notre voyage virtuel avec Freud, pour trouver Lacan

Nous sommes arrivés à Paris, pour y trouvez Khéopsy et la Maison des Analystes

Notre voyage virtuel sur Second Life, est parti du Chateau Mimir, à Menhirs, chez les Gaulois, pour y trouver certaines racines de la culture française, est continué chez les fontaines de Mimir, celles des mémoires, pour y trouver un cafè pour nous nous rencontrer, une librairie, un cinéma, une petite galerie d'art, et aussi un village et un centre clinique, parce que la psychanalyse et Sigmund Freud ont commencé dans le contexte psychiatrique du XIX siècle.

Nous avons retrouvé Sigmund Freud à Vienne, sa ville natale, et à Salzburg, où est née l'Association Internationale de Psychanalyse, et enfin à New York, où avec Carl Gustav Jung et Sandor Ferenczi il a porté la peste en Amerique aussi.

Et maintenant nous voici arrivés à Paris, la ville de Lacan (et de Charcot !), pour l'écouter à nouveau, le lire encore, et à nouveau partir pour les horizons de la psychanalyse du XXI siècle, avec Khéopsy, la nouvelle révue de Psychanalyse Critique voulue par Frans Tassigny.

venerdì 10 agosto 2007

SOS Psichiatria, dal Nido del Cuculo e dalla OISM

Paola Sbronzeri è libera!

Il sequestro psichiatrico di Paola Sbronzeri ha avuto termine: ieri, giovedì 9, i carcerieri di Paola (ospedale Niguarda) hanno mollato la presa e l'hanno liberata in regime di «libertà condizionale medica». Paola dovrà infatti presentarsi ai Centri di Salute Mentale per controlli psichiatrici, ma almeno è riuscita a riconquistare la libertà di spostamento grazie alla quale la sua battaglia contro la coercizione può riprendere...

Paola ieri ha di nuovo parlato in diretta al Nido del Cuculo, raccontando come il Niguarda le abbia impedito le visite da parte di amici, di come l'abbiano manganellata chimicamente con i neurolettici.

Ringraziamo tutta la rete antipsichiatrica per il fortissimo sostegno offerto a Paola durante i giorni del suo sequestro medico: sono tantissime le persone che hanno telefonato al reparto chiedendo di Paola e offrendole sostegno solidale. La mole di telefonate ricevute al reparto psichiatrico ha fatto capire ai suoi carcerieri che la rete antipsichiatrica è viva e scalciante, che non è possibile calpestare gli individui e passarla liscia...

La battaglia contro il fascismo medico continua ...

SOS Psichiatria — Segreteria Telefonica Permanente 24/24h

In seguito ai numerosi appelli contro i soprusi psichiatrici, al Nido del Cuculo abbiamo deciso di allestire una segreteria telefonica permanente, di modo da poter offrire uno spazio 24/24h in cui poter lanciare il proprio appello e richieste di aiuto.

La casella vocale SOS PISCHIATRIA si offre come un ponte per gli appelli da lanciare su Radio Blackout ... ma anche come una linea di primo soccorso. Le richieste di soccorso verranno inoltrate alla rete anti-psichiatrica tramite bollettini, giri di telefonate, ecc.

http://www.nido-del-cuculo.anti-psichiatria.com/linea_sos.htm

giovedì 9 agosto 2007

Interview With the Agoraphobic: Fighting the Fear in Second Life


February 04, 2007
Interview With the Agoraphobic: Fighting the Fear in Second Life

by Aidan Aquacade

Meet Roberto, quite an eye-catching avatar who is one of the more interesting characters that can be found frequenting random areas of the Second Life world that we explore from day to day. Above Roberto's head is a floating, spinning, square picture of his real-life self. This floating image of himself is something he calls a "tip hat", where people can pay a small donation to receive a party hat, and witness Roberto doing a dance in return for their kindness. Some of the contributions Roberto receives go toward the cause of making his avatar look as much as possible like his real self. This, however, raises a few questions: Isn't there an easier way to raise the money? Why is it so important for him to look like his real-life image? And what's his motivation for setting out on such a time-consuming and ultimately unrewarding task? The answer is simple: Agoraphobia. Robertorl_1Roberto Salvatierra, aka SL resident Roberto Salubrius, is a medical student from San Jose, Costa Rica, who suffers from the fear of open places and being out in public that is known as agoraphobia. He told me that at first, his main reason for making his avatar resemble his real-life image as closely as possible was to help him in curing his affliction. By seeing himself in a simulated 3D environment, Roberto feels he can become more comfortable with unfamiliar open spaces. If we were to look at this as a meaningless exercise, however, we would be mistaken. Speaking of the real impact of the Second Life environment on his first life condition, Roberto recalled his initial experience of the virtual world: "When first I came in here, I teleported to a forest, then I fell over a hill, running. At that exact moment, I got so anxious, I felt like I was there, running down the hill. But the anxiety came down fast as soon as I felt that I was in my house at a safe place, so I thought okay, the real problem is actually my perception of my environment." There are many misconceptions about agoraphobia: that it's caused by lack of intelligence, or a lack of courage. Roberto is lacking in neither of these things. He is a member of Mensa, and has fought his illness to attend medical college, where he is the top student in his class. Speaking of these misconceptions, he explained to me that "agoraphobia is a condition [that] not many people understand. They think that we don't do things just because we don't want to. It's a condition, a disease, it needs to be treated and cured. It's not about courage. For instance: you can't go out and tell a diabetic, 'Hey man, make your pancreas make more insulin.' The problem is that [with] a diabetic you can test their blood sugar, and see that it is up. There is no test to see if you have agoraphobia, so even your family thinks it's lack of courage, but it's not, we are sick. People just don't get it." Aidanint_1 Interview with the agoraphobic Roberto explained to me that unfortunately for him and people like him, agoraphobics don't have support groups like alcoholics because of the nature of the condition. He has found that the internet is a great resource in bringing agoraphobics together, which is why he set up a website for people like himself to talk about it. But now he feels that a 3D environment like Second Life can "go way beyond that". Being interviewed on the issue for a Columbian national newspaper, among other things, has made Roberto an important spokesman for the treatment of agoraphobia using the Internet. With the money that he has raised so far in Second Life he has set up an in-world group called the "Agoraphobia Support Group" which he hopes other people with agoraphobia will join to discuss their shared difficulties. In the long term, with the money he raises through his tip hat project, he hopes to perhaps buy a small section of land in Second Life to build a place where agoraphobics can go to share ideas on this pioneering method of fighting this illness. So if you see an avatar that resembles a Costa Rican man in his underwear, smoking a cigarette with a spinning picture over his head, it's more than likely Roberto! The work that he's doing within Second Life could certainly be seen as pioneering and has the potential to help a lot a people with a very difficult condition. So throw a few Lindens his way, you could really be helping someone -- and the dance is too good to pass up!

http://www.secondlifeherald.com/slh/2007/02/interview_with__1.html

Teachers TV, Educational Videos in Quicktime format ( and hence playable in Second Life )

Teachers TV is a channel for everyone who works in education, from heads to NQTs, governors to support staff. The programmes take you inside classrooms and schools across the UK to see how good teachers are bringing the curriculum to life and improving schools. More on Teachers TV



A large collection of educational videos in Quicktime format ( and hence playable in SL)

http://education.guardian.co.uk/teacherstv/0,,1753413,00.html

Virtual Hallucinations


The virtual hallucinations project seeks to educate people about the mental illness schizophrenia. About 1% of the population will develop schizophrenia during their lifetimes. It usually strikes in the late teens or early twenties, and is very debilitating.

People with schizophrenia have "disordered thought" or difficulty maintaining thought processes. They develop delusions, like the belief that the police are after them. They also experience auditory hallucinations, typically one or more voices speaking to or about them. About 25% of people with schizophrenia also experience visual hallucinations, typically distortions of the environment around them.

This clinic building is based on the hallucinations of two specific people with schizophrenia. They were interviewed in detail and gave feedback on early designs for the hallucinations. While the hallucinations are not glamorous, they fairly accurately reproduce these patients' experiences. You should get a sense of just how intrusive the voices of schizophrenia really are.

http://slurl.com/secondlife/Sedig/26/45/22

You can join it from the Centro Clinico at Mimir Springs SL

Virtual Hallucinations

Scritto da Libero Carfagno
lunedì 30 luglio 2007

Da qualche parte e in modo del tutto casuale, leggo che c'è un posto in Secon Life chiamato Virtual Hallucinations (SEDING 26,45,22 - PG). E' un luogo davvero particolare, progettato da un informatico ed ex fisico, James Cook, dove la gente può informarsi sulle malatie mentali, ma soprattutto sulla schizofrenia.

Una volta entrati in questa clinica in cui avviene il Virtual Hallucinations Tour si deve fare clic su un disco che una volta indossato come una spilla sul petto inserisce l'animazione vocale nella "mente dell'avatar". Detta così sembra una cosa difficile, ma non lo è. L'interessante viene dopo.
Si inizia così a camminare per corridoi stretti, stanze inquietanti e, se "fortunati", potreste non trovare nessuno. Il tutto renderebbe la vostra avventura ancora più sinistra.
Durante i vostri giri nello stabile sarete perseguitati da voci che sussurrano: "Uccidi, dai. Che diamine. Forza, fallo". Spostandosi e guardandosi intorno noterete oggetti che vi si rivolgono contro. Oppure parole scritte su un poster o su un giornale che si trasformano in insulti. In uno specchio appeso alla parete compare un' immagine riflessa che va fuori fuoco per poi tornare nitida ma con gli occhi sanguinanti.
Intantole voci permangono: "Non sei malato. Non stai davvero male: non ci sono abbastanza letti... non sei nessuno. Sei una nullità. Sei la persona più inutile che esista al mondo e non ti permetterò di danneggiare la mia società. Ucciditi subito... non esisti neanche. Sei solo un' illusione".
Incoraggiante, vero? Ma niente paura. Nonostante ciò, e nonostante il tutto sia accompagnato da intervalli di musica con cornamuse, che rendono questa esperienza virtuale molto coinvolgente e realistica con tanto di suspance, il nostro avatar potrà comunque stoppare quando lo desidera.
Quello delle malattie mentali è un mondo poco conosciuto. Questa rappresentazione virtuale di James Cook è una possibilità di avvicinarsi un po' a questo mondo con la differenza che in RL, con la schizofrenia reale, non è sufficente un clic per dire basta!
Ultimo aggiornamento
( lunedì 30 luglio 2007, http://www.slibero.net )

mercoledì 8 agosto 2007

Autism. 'It is not a disease, it is a way of life'


Today, an event run by and for autistic people kicks off in Somerset, the latest act of a burgeoning autism rights movement. Emine Saner reports on the campaign to celebrate difference, rather than cure it

Tuesday August 7, 2007
The Guardian


While I wait for Gareth Nelson to arrive, I worry that he will not like it here. I am in a cafe in a town in north Wales. He suggested it, because he lives nearby, but it is very noisy - babies are screaming and chairs scrape across the floor - and the artificial lighting is quite bright. Nelson has Asperger's syndrome (AS), a disorder (though he would not like me calling it that) on the autism spectrum, and I fear he might get sensory overload in a place like this.

"I don't mind it too much," he says, when he arrives. Sudden movements, apparently, affect him more. I knew it was him. He is dressed all in black and looks young (he is 19) and nervy. When I smile at him, he does not smile back although he seems slightly more friendly when we sit down. His lack of social skills is one negative trait of his AS, which was diagnosed when he was 14, he says, but it does not bother him greatly (like a lot of Aspies, the term many with AS give themselves, he prefers to socialise online). The only other negative characteristic he can think of is his bad organisational skills. "I've never considered the other traits, like being introverted, as a negative," he says.

Nelson, with his wife Amy, who also has AS, is leading the UK's autism rights movement. They run their group, Aspies for Freedom (AFF), from their home; it started as a website three years ago and now has 20,000 members, most of them autistic. AFF came about partly to campaign against the search for a cure. It holds protests - its members turning up with banners - at fundraising events for autism charities.

"I don't think you should cure something that isn't purely negative," says Nelson. "It's the same as black people, who seem to be more at risk of sickle cell disease than white people but you're not going to attempt to cure 'blackness' to cure sickle cell." The idea that the autism rights movement is similar to the civil rights and gay rights movements is something I will hear again and again. Aspies for Freedom even modelled its Autism Pride Day, held on June 18 every year, on the Gay Pride movement. "I don't see autism as a disability," says Nelson. "I see it as another human variation."

Today, an annual event called Autscape is happening in Somerset. It is a three-day retreat run by and for people on the autistic spectrum, where behaviours seen as odd by neurotypicals (the name that those on the autism spectrum have given to those who aren't) - such as stimming (repetitive movements) and impaired social skills - are considered normal. The environment is kept as autism-friendly as possible, with quiet spaces for people to go to and fluorescent lighting, which can be a source of pain or irritation to autistics, kept to a minimum.

More than 500,000 people in the UK are on the autistic spectrum and four times as many boys are affected as girls. People with Asperger's syndrome share some of the features - such as narrow interests and poor social skills - that many with classic autism have, but without their learning difficulties. Nobody knows what causes it and a "cure" seems to be unrealistic, although a huge amount of money is ploughed into researching just that. Nelson and AFF have a different aim. They want to get autism recognised as a minority rather than a disability, believing that existing disability discrimination laws don't protect those who are not disabled but who "still have something that makes them look or act differently from other people".

"The classic example," Nelson says in his slow, careful sentences, "is someone going into a job interview and looking a bit odd, maybe not making eye contact, but otherwise having excellent qualifications. They probably won't get the job."

But Nelson is something of a radical, and the autistic community is split on his view. Larry Arnold, the first autistic person to join the board of the National Autistic Society (NAS), thinks the AFF "are politically naive". "I believe in universal anti-discrimination laws," he says. "I don't agree with this separatism."

Arnold does, however, subscribe to the idea that autism is part of neurodiversity and believes that many of the difficulties autistic people face are due to society rather than the condition itself. "It's all part of the societal construction of disability, it's seen in negative terms and is portrayed in negative, pitying advertising by organisations raising funds for research which wants to eliminate us from the planet. That's a very American style of campaigning and I'm seeing it coming over here. I would like us to have a greater say in organisations that purport to speak on our behalf. People say 'it's all right for you, you can talk and you were able to get a university degree, whereas our children can't do this, that or the other'. But I'm for valuing every level on the autistic spectrum, it doesn't matter how able or unable you are to carry out 'normal' functions that are dictated by society. I think there is something of an autistic culture developing in this country and worldwide."

Indeed, among neurotypicals, autism has become a fascination. The success of books such as The Curious Incident of the Dog in the Night-Time, by Mark Haddon, Daniel Isn't Talking, by Marti Leimbach, who based the book on her experience of bringing up her autistic son, and Send in the Idiots, by Kamran Nazeer, has fuelled what one publisher called "spectrum publishing". Second Life, the online virtual reality world, has a place where autistic people go to meet (geographical distances aside, many of the users would find it impossible to meet face-to-face because of their lack of social interaction skills). It is also home to the Autistic Liberation Front; you can buy T-shirts and badges affiliated to it with slogans such as "I am not a puzzle, I am a person" and "not being able to speak is not the same as not having anything to say".

On YouTube, the online video posting site, Amanda Baggs, a 26-year-old woman with autism who lives in the US, became one of the most-watched stars of this year. Her eight-minute film, In My Language, provided an insight into her life and showed an ability to communicate, via computer and voice synthesiser, that shatters the view that autistics are "locked in a world of their own". Although she finds it impossible to communicate verbally, she is able to type very quickly and her blog shows that she is articulate and funny.

Right now, Baggs is the most visible spokesperson for the autism self-advocacy movement in the US, a movement that is all the stronger for the aggressive fundraising there for a cure for autism. Five months ago, the Combating Autism Act was passed by Congress, with the government authorising $1bn to be spent on research, including genetic screening. Among those trying to take a different approach is Valerie Paradiz, who has Asperger's syndrome. She founded the School for Autistic Strength, Purpose and Independence in Education (Aspie) in New York State when her son Elijah, who also has AS, was a child.

At Aspie, autistic children are taught that having autism is a strength rather than a disability. "In most schools, kids with Asperger's syndrome are placed in settings that are either overwhelming in a social or sensory way, or underwhelming in an intellectual way and many adolescents end up struggling with profound isolation and depression," she says. "I actually see educational access issues for these kids as something very similar to wheelchair access." Autism, she says, is "not a pathological condition or a disease, but a way of life that possesses a culture and history all its own". Although the school closed last year, another will be opening later this year.

Jim Sinclair was one of the first activists in the self-advocacy movement. An autistic person who didn't speak until he was 12, he lives in New York state. "There were plenty of people talking about 'autism rights' before me," he says. "It's just that most of them were talking in terms of advocacy for rather than by autistic people. They were mostly parents, speaking up about what they thought were important issues and they did a lot of good things, in terms of advocating for more community services and opposing things like the use of [harsh behavioural] 'therapies'. But I think I was one of the first autistic people to promote the idea that autistic people can and should speak up for ourselves."

Sinclair's 1993 essay, Don't Mourn for Us, which was published in the newsletter of Autism Network International, and given as a speech to a conference on autism, is a foundation of the movement and was addressed to parents who are devastated by the diagnosis of an autistic child. "I still get emails from people telling me that [the essay] has completely changed the way they view their children or themselves."

Back in the UK, in Cumbria, Mike Stanton is a special needs teacher whose son, Matthew, now 22 and at university, was diagnosed with Asperger's syndrome when he was 12. Stanton believes that the big problem for parents whose children have just been diagnosed as autistic is that they are told to do everything they can to "rescue" their child from autism. "Whether that's going to America to have them chelated [a therapy that removes metal toxins after it was suggested that autism could be linked to mercury poisoning] or changing their diet or any number of other things.

"Autism is seen as this devastating condition but accepting the child and working on the child's strengths will help them to develop positive self-esteem," he says. "We wouldn't get Nobel prize-winners with autism if there weren't some strengths to autism." The many who are considered, in hindsight, to have been somewhere on the autistic spectrum include Albert Einstein, Isaac Newton and Marie Curie. Many Aspies believe that Bill Gates shares some of their traits.

But how do some parents of children considered to be low-functioning feel about a cure? Megan is seven and at the low-functioning end of the spectrum. Her father, Kevin Leitch, writes a blog about his experience of bringing her up. "When she was diagnosed, it was shocking beyond belief," he says. "We felt like our world had been taken away. But in a reasonably short space of time, we realised Megan wasn't dying, she wasn't ill. I don't want to paint a rose-coloured view of our lives, but it's far from doom and gloom. Megan still has meltdowns, or tantrums, because she finds it very difficult to communicate. She can self-injure and at other times go for us. But there are things that Megan brings to our lives that more than compensate for the difficulties."

If a cure were found tomorrow, he wouldn't give it to his daughter. "I want to put her in a position where she can advocate for herself what she wants," he says. "She has speech therapy, because we want to give her every opportunity to make her life easier, but my personal view is that it's not necessary for an autistic person to be 'cured'."

His view is shared by those who are involved in researching autism. "I do think there is a benefit in trying to help people with autism-spectrum conditions with areas of difficulty such as emotion recognition," says Professor Simon Baron-Cohen, the director of the Autism Research Centre in Cambridge. "Nobody would dispute the place for interventions that alleviate areas of difficulty, while leaving the areas of strength untouched. But to talk about a 'cure for autism' is a sledge-hammer approach and the fear would be that in the process of alleviating the areas of difficulty, the qualities that are special - such as the remarkable attention to detail, and the ability to concentrate for long periods on a small topic in depth - would be lost. Autism is both a disability and a difference. We need to find ways of alleviating the disability while respecting and valuing the difference."

An estimated 80% of foetuses with Down's syndrome are aborted and autism rights campaigners are worried that the same could happen if prenatal tests for autism are developed. "Prenatal tests may well materialise," says Baron-Cohen. "For example, we are looking at foetal testosterone levels during pregnancy, and many groups, including ours, are looking at genetics. But these lines of research need not be towards a cure - rather, they may lead to more reliable as well as earlier diagnosis, which can mean that interventions and support for the child and their family can start sooner." But others, especially Aspies for Freedom, fear that the development of a prenatal test is the thing that will wipe them out.

"I don't want to get to be an old man," says Gareth Nelson, "and know that there will be no more people like me being born".

· Gareth Nelson's site is Aspiesforfreedom.com

http://society.guardian.co.uk/health/story/0,,2143123,00.html

Autscape is a three day conference organised by and for autistic people. There are workshops, leisure activities, social opportunities, and more, all specifically oriented to the needs and preferences of autistic people.

We are now getting closer to Autscape 2007 by the day. The schedule for 2007 is almost definitive now, and under Literature you can now find all the essential information for participants. Please check here regularly for updates.

For more general information, browse through our pages to find out what it's all about and what it's like to be at Autscape.

Feel free to link to our site and distribute our information and website address (http://www.autscape.org/) to anyone who may be interested.

Autismo, il giorno dell'orgoglio: siamo normali

Il movimento nato sul Web per ottenere maggiori diritti si incontra in Gran Bretagna: centinaia con le proprie famiglie. Gareth Nelson, 18 anni: "Noi handicappati? No, soltanto una diversa varietà umana. Non malattia ma modo di vita". Dal Corriere della Sera...

un bambinoda Corriere della Sera

LONDRA - Saranno centinaia, con le loro famiglie. Con mogli, mariti e figli. Questa mattina si ritroveranno a Radstock, un tranquillo posto di campagna nel Somerset, scelto perché pieno di spazi aperti e privo di luci fluorescenti o fonti di rumore e disturbo, e staranno insieme per 3 giorni filati: ma perché lo vogliono loro, spiegano, non perché qualcuno li obblighi o abbia consigliato questa riunione come una cura. «Staranno insieme come hanno già fatto l'anno scorso, e nel 2005. Come faranno anche nel 2008, scadenza per la quale già si prepara un nuovo programma di riunioni. E come hanno fatto anche poche settimane fa, il 18 giugno, per l'Autism Pride Day, il giorno dell'orgoglio autistico, con richiamo non casuale al Gay Pride.Loro, quelli dell'Autism Network International, del Fronte di liberazione autistico, o delle molte altre organizzazioni sorte negli ultimi anni in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, rivendicano infatti l'orgoglio di una condizione che, nella media dei casi, sostengono non diversa e tantomeno inferiore a quella degli «altri»: non una malattia o un handicap, ma ? spiega uno dei loro portavoce ? «un modo di vita che ha una propria cultura e una propria storia».Di questo è convinto anche Gareth Nelson, diciannovenne autistico intervistato ieri dal Guardian: «Non penso che si debba curare qualcosa che non è puramente negativo. Perché io non vedo l'autismo come un handicap, piuttosto come un'altra varietà umana. Tuttavia, è vero che noi possiamo sembrare diversi dagli altri, o comportarci comunque in modo diverso, e in ciò può esservi qualche rischio di discriminazione.

In un colloquio di lavoro uno di noi può avere ottime referenze ma poi non riuscire a guardare negli occhi la persona che lo intervista. E in questo caso, probabilmente, non avrà il posto per il quale si è candidato».«Oggi ? dice un altro autistico, il fotografo Laurence Arnold ? capita perfino di sentire giustificare certi delitti come "una forma di autismo". L'ho sentito dire per l'assassino che ha compiuto il massacro all'università della Virginia. Ma noi siamo come tutti gli altri, buoni e cattivi, con gli stessi codici morali e lo stesso timore delle punizioni».Nel mondo anglosassone, gli autistici hanno oggi siti Web, scuole e corsi universitari (per esempio una già rinomata «Scuola per la valorizzazione e l'indipendenza degli autistici » nello stato di New York, creata da autistici e per autistici). È soprattutto su Internet che si respira la nuova sensazione di libertà: «Perché là si può dialogare senza un contatto diretto». In rete, il Fronte di liberazione offre perfino magliette con le scritte: «Io sono una persona, non un enigma», o «Non riuscire a parlare non è lo stesso che non avere nulla da dire ».Ventimila sono gli iscritti all'Aff, il Movimento inglese per i diritti degli autistici, che raccoglie anche persone con la sindrome di Asperger (gli aspies) o con forme compulsive o ripetitive nei movimenti e nella comunicazione.Quelli dell'Aff, uomini e donne che secondo le statistiche hanno spesso una propria famiglia e quasi sempre un proprio lavoro, dicono di non volere medicine, programmi di prevenzione, ricerche genetiche sulle cause o sulla predisposizione a certi disturbi.«Soprattutto non vogliamo che si parli di diagnosi prenatali, di selezioni genetiche». Ma solo di «conoscenza e dialogo». Non cercano fondi per tutto il resto. E soprattutto non vogliono che qualcuno li cerchi a nome loro. Altri, di altri gruppi, segnalano invece il «pericolo dell'isolamento » o dell'«ingenuità politica » di certi attivisti, e polemizzano con loro: un altro segnale del fatto che, tutto sommato, questo non sembra davvero un mondo a parte. Oggi a Radstock saranno benvenuti ospiti e osservatori, ma non esperti «di fuori». «È un'iniziativa organizzata da autistici, per gli autistici ». Dibattito senza rete, ma con qualche regola fissa: silenzio garantito a chi vuole il silenzio, nessun obbligo di presentarsi e conoscere gli altri, nessuna «pressione a socializzare». Titolo ufficiale dell'appuntamento: «Autscape».

(8 agosto 2007)

http://www.superabile.it

Sigmund Freud aurait été un grand résident de second life !

Freud dans second life

sigmund-freud.jpg

Tout ce qui existe dans la vrai vie est vraiment duplicable dans second life , on peut donc rencontrer des amis , se écouter musique et aller au cinéma,découvrir des paysages extraordinaires mais aussi prendre part à des conférences,visiter des expositions …Si le sujet second life uniquement par son nom est sujet à polémique , il est amusant de voir la première grande initiative lié à sigmund freud .Une grand exposition lié au père de la psychanalyse ouvre sur second life avec informations sur sa vie et ouvre , gageons qu’il aurait été un grand résident de second life ! (Photo Reuters)

http://sljournal.wordpress.com/2007/06/24/freud-dans-second-life/

Le voyage avec Sigmund Freud peut aussi commencer du Centre Mimir SL, en se faisant teleporter à Salzburg, à Vienne (Wien), au Caffe Freud a New York City

Pierre Bourdieu un hommage, dans le monde virtuel de Second Life



Pierre Bourdieu un hommage est un collectif international bénévole et indépendant, qui invite les artistes, les chercheurs et les associations critiques a venir exposer leurs travaux sur son espace du monde virtuel Second Life.


"Le travail critique, c’est de donner de nouvelles lunettes ou faire voir les lunettes que l’on utilise ordinairement", Pierre Bourdieu, in Le Symbolique et le Social, ULg, P.339.

Ce blog est dédié à la diffusion de la sociologie critique, en hommage à Pierre Bourdieu. Même si l’analyse sociologique critique de mécanismes sociaux, économiques ou politiques peut conduire certains individus à s’engager dans telle ou telle organisation politique, ce blog, ainsi que le forum attenant, ne représentent en aucune manière une telle organisation, et leur rôle n’est pas de faire du prosélytisme politique.

PIERRE BOURDIEU un omaggio, su Second Life, è un collettivo indipendente di volontari che invita gli artisti, i ricercatori e le associazioni critiche a esporre le loro produzioni mettendo a loro disposizione uno spazio virtuale su Second Life.

“Il lavoro critico è quello di fornire dei nuovi occhiali o dire rendere visibili quelli che utilizziamo abitualmente”, Pierre Bourdieu in Le symbole et le social Ulg p. 339.

Questo Blog è destinato alla diffusione della sociologia critica in omaggio a Pierre Bourdieu. Anche se un’analisi sociologica e critica dei meccanismi sociali economici o politici puo’ condurre alcuni individui ad impegnarsi nell’azione politica di un’organizzazione o di un altra, questo blog e il forum ad esso legato non rappresentano alcuna organizzazione politica e in nessun caso avranno il loro ruolo di fare del proselitismo politico.

Pierre Bourdieu un hommage es un colectivo voluntario internacional e independiente cuya misión consiste en invitar a artistas, investigadores y asociaciones críticas para presentar sus trabajos en el mundo virtual de Second Life.

http://bourdieuhommag.podemus.com/

http://slurl.com/secondlife/FairChang%20Paraiso/228/229/22

( http://groups.google.com/group/la-libraire-de-germinalyse )

lunedì 6 agosto 2007

Re-imagining the unimaginable in an online world... Hiroshima. on Second Life

Tuesday, September 27, 2005

THE HIROSHIMA MEMORIAL OF SNAKEKISS NOIR

Re-imagining the unimaginable in an online world...

The tiny Eurasian girl with flame-red pigtails and implausibly enormous breasts greets me at the entrance and bows politely. After pleasantries are exchanged, Ms. Snakekiss Noir takes me through the hell she made, built between her time in Second Life as a landscape architect and her real life as a sex worker serving clients in Japan’s thriving adult entertainment industry.

“[T]his is Hiroshima Garden,” Ms. Noir says. “The reason Hamlet-san I chose a garden is that my normal 'fame' in Second Life is for beautiful tranquil peaceful Japanese gardens and villages. So this is the real view of destruction as contrast.”

Inside her installation is a diorama of carnage, lit by red light and buffeted by black smoke. Built for Burning Life, SL’s annual tribute to Burning Man, Snakekiss created her memorial to mark the 60th anniversary of Hiroshima’s bombing on August 6th.

http://secondlife.blogs.com/nwn/2005/09/the_hiroshima_m.html

sabato 4 agosto 2007

Da oggi con Second Life è possibile anche dialogare a voce. Anche al Mimir Village, e nel suo Centro Clinico

Nascono il Mimir Village ed il Centro Clinico

Agosto 4th, 2007

Mimir VillageAlle spalle del corpo principale che comprende il Caffè Freud, la Fontana di Mimir, il piccolo Lapsus Gardens e l’edificio di tre piani che ospita ampi spazi per esposizioni, incontri di gruppo, una libreria e una sala cinematografica, si trova ora il Mimir Village, con annesso Centro Clinico, costituito da alcune casette in un ampio parco, a disposizione di chi vorrà partecipare alle attività del gruppo Caffè Freud con proprie creazioni e proposte, consentendo anche di svolgere incontri riservati e rispettosi della privacy per conversazioni tra due o più persone.

Da oggi con il client (il programma scaricabile gratuitamente) di Second Life, è possibile anche dialogare a voce.

Si completa così la proposta del Centro Mimir per un’utilizzazione di questo straordinario strumento che è possibile suonare con spartiti e registri diversi: l’ambiente 3D, ma con moltissime dimensioni nascoste, tutte da scoprire e da impiegare al meglio, per imparare e reciprocamente aiutarci nel disagio fisico e psichico della vita quotidiana di ciascuno, e condividere le molteplici attività espressive di cui chi partecipa (e gli incontri, anche solo casuali, si fanno sempre più frequenti) è portatore.

http://slurl.com/secondlife/Blackmount/23/148/87/

venerdì 3 agosto 2007

First discussion time of the Caffe Freud's group, Blackmount 12, 189, 86, Saturday, 18th of August

Saturday, 18th of August, let us meet at 6pm

in "blackmount 12, 189, 86" Mimir Campus 2 for the

First Discussion Time of the Caffè Freud's group.

the topics of the first meeting will be fixed during the first 15 minutes.

Come with your friends !

Gomboc Szondi

mercoledì 1 agosto 2007

OISMI: appello urgente tramite le reti antipsichiatriche. Per non dimenticare. Nulla e Nessuno!

Aggiornamento del 3 Agosto 2007

ESERCITANDO PRESSIONE CE L’ABBIAMO FATTA!

Allora Tristano Ajmone e Paola Peste si sono accaniti a telefonare al Niguarda, scontrandosi con il muro di gomma istituzionale…. Ma noi abbiamo mandato le telefonate in diretta radiofonica, e l’intera nazione ha potuto sentire (via internet streaming) come la direzione sanitaria del Niguarda tentava di pararsi il culo e non acconsentire a Paola Sbronzeri di lanciare il suo appello…

Ma, sotto le nostre pressioni hanno infine ceduto e ce l’hanno passata: Paola ha potuto lanciare via etere e streaming il suo appello, la sua richiesta di aiuto…

Quel che è emerso dal suo appello è che il TSO è subentrato quando Paola stava cercando di denunciare per mobbing l’azienda per cui lavora: le Poste!

Paola ha rivelato in radio che i medici si rifiutano di fornirle informazioni sulla sua situazione clinica e il suo stato di ricovero. La stanno imbottendo di psicofarmaci, la stanno piegando a colpi di «manganellate chimiche»!

ABBIAMO REGISTRATO TUTTO E LO DIFFONDIAMO!

Abbiamo registrato la trasmissione radio in formato MP3 e la stiamo diffondendo via Internet.

CERCA SU EMULE IL FILE: “il Nido del Cuculo 2007.08.02.mp3

Scaricalo e mettilo subito in condivisione su eMule, invialo ad amici via Messenger, Skype, ecc. Mettilo in rete, rendilo visibile.

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Agosto 1st, 2007

Cari Amici dell’OISM,

vi lanciamo un appello urgente!!!

Paola Sbronzati: SEQUESTRATA AL NIGUARDA

Abbiamo ricevuto il seguente appello tramite le reti antipsichiatriche:


Paola Sbronzeri è una compagna impiegata alle PT, impegnata sindacalmente, che da quest’anno ha trovato il coraggio e la forza di opporsi al trattamento torturatorio impostole tecnologicamente, e a cercare di scrollarsi di dosso l’imposizione agli psicofarmaci che le sono stati imposti obbligatoriamente da quando ha compiuto due anni fa un piccolo gesto autolesivo, senza precedenti né seguito alcuno.Pare che sua madre sia in contatto con l’ufficio psichiatrico, ma Lei è adulta e vaccinata, e vive sola. In questo paese la psichiatria sappiamo bene come opera. Qui ci appelliamo ad avvocati, lavoratori ed associazioni sindacali, affinché facciano la dovuta pressione civile a che l’ufficio neurologico-psichiatrico del Niguarda di Milano dimetta al più presto questa nostra compagna.Chiariamo anche che non è il primo attacco subdolo e studiato a tavolino, anche come date (ricordiamo quello che è successo ad Eleonora Cavagnuolo durante le scorse feste natalizie), contro l’AVae-m, che sta per andare a congresso a fine settembre e che dà non poco fastidio ai baroni della tortura bianca.Precisiamo che Paola ci aveva preavvertito alcuni giorni fa di ulteriori vessazioni in azienda, e aveva fissato per lunedì il colloquio con l’avvocato. Evidentemente qualcuno ha voluto impedirle questo colloquio.

BASTA PROVOCAZIONI ! VERITA’ E GALERA PER GLI ABUSATORI ED I TORTURATORI-TORTURATRICI DEL SISTEMA DI CONTROLLO SOCIALE !

AVae-m
28-7-2007


Paola è rinchiusa nell’Ospedale Niguarda di Milano:http://www.ospedaleniguarda.it/content/dipartimenti/11.htmlIn seguito all’appello ci siamo mossi come trasmissione il Nido del Cuculo ed abbiamo telefonato da casa al reparto in cui Paola è rinchiusa. Il primo tentativo telefonico fu condotto da Blister, il quale fu letteralmente insultato dall’infermiere che si rifiutò di passargli Paola. In serata abbiamo richiamato e (avendo trovato un altra infermiera che rispondeva al telefono) siamo riusciti a parlare con Paola.Quando Paola ha preso a raccontarci di come sia stata sequestrata con la forza e con l’inganno, abbiamo sentito gli infermieri strapparle con la forza il telefono dalle mani e riattaccare.

Abbiamo richiamato più volte e si sono rifiutati di passarcela dicendo che era “contro il regolamento” usare quel telefono per i colloqui personali (nonostante prima ce l’avessero passata). Un infermiere ha preso la cornetta di mano alla sua collega e ci ha insultati e minacciati, ha detto che ci avrebbe denunciato, che “non dovevamo rompere”. Ma noi invece romperemo i coglioni ECCOME!

Noi non siamo riusciti ad avere il numero di cellulare di Paola, e forse glie l’hanno sequestrato. Abbiamo lanciato un appello in diretta su Radio Blackout, invitando gli ascoltatori a telefonare al reparto in cui Paola è imprigionata contro la propria volontà.

Ora ci appelliamo a voi e vi chiediamo di esercitare pressione sull’Ospedale Niguarda, telefonando finchè non riuscite a parlare con Paola, a farvi raccontare la storia di cosa è accaduto! Il telefono del reparto è: 02/64442371

L’Ospedale Niguarda ha una lunga storia di violenze psichiatriche, e non è certo la prima segnalazione di violenze e soprusi che ci arriva da persone sequestrate da quest’azienda ospedaliera al soldo dello Stato e delle Farmaceutiche.

Se avete il numero cellulare di Paola inviatecelo a presidente@oism.info

Ho avuto modo di parlare con Paola, e posso garantire che sente il desiderio di comunicare con il mondo esterno e di chiedere aiuto, perciò non desisterò finchè non sarò riuscito a stabilire un contatto comunicativo continuativo con lei.

PASSAPAROLA:
inoltra questa email ad un amico!

Domani, durante la trasmissione il Nido del Cuculo, dalle 16:00 alle 17:00, affronteremo la questione e tenteremo di nuovo di entrare in contatto telefonico con Paola. Se avete notizie in merito, contattateci in radio ai seguenti numeri di telefono:

Tel (anche per dirette telefoniche) 011/24.95.669
Cell (anche per SMS) 346/66.73.263

Chi non è di Torino potrà ascoltarci via internet-streaming:

http://www.nido-del-cuculo.anti-psichiatria.com/streaming_radio_blackout.htm

Paola è vittima dell’incarcerazione arbitraria della psichiatria, quell’apparato di controllo sociale che svolge il lavoro di spazzinaggio silenzioso dei socialmente scomodi, per conto di uno Stato che esercita la repressione della dissidenza in nome della «cura».

NON RESTIAMO INDIFFERENTI! REAGIAMO!

Esercitate pressione contro l’Ospedale Niguarda, organizzate presidi e volantinaggio contro quel centro di segregazione e tortura.

Tristano Ajmone,
Presidente OISM

http://mail.oism.info/mailman/listinfo/bollettino_oism.info