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giovedì 17 maggio 2007

Appunti per una psicoanalisi del cristianesimo: universi oscillanti tra caos e ordine.

Parto dalle mie, personalissime e provvisorie conclusioni:

se esiste una dea, o un dio, che orienta in qualunque senso l'apparentemente perenne oscillazione tra caos e ordine nell'universo condiviso da tutti gli umani

allora una delle due:

  • questa divinità, unica, per una incomprensibile ragione, agisce dall'esterno di questo universo, fuori dal suo spazio e dal suo tempo (o meglio dall'orizzonte spaziale e temporale umano), e all'interno di questo universo si manifesta come l'oscillazione stessa, come il suo senso, come un'oscillazione dotata di senso, quale appare nell'aggregarsi solo apparentemente casuale, nella storia che gli umani costruiscono, più che ricostruire ... e gli umani in qualche modo partecipano di questo senso senza poterne cogliere la ragione...
  • oppure questo universo è il luogo ed il tempo della dannazione, della pena, per un'originaria colpa commessa altrove, fuori da questo spazio e da questo tempo, e la colpa viene espiata non solo venendo catapultati in questo universo, ma perdendo ogni memoria, ogni senso non solo del nostro essere qui, ma della colpa medesima, e nei confronti di chi, perdendo conoscenza non solo del tempo passato, precedente, ma anche di quello futuro, che ne chiude l'orizzonte.
Nel secondo caso, il mito dell'Eden, o l'insieme di mitologie che lo compongono, direbbe l'opposto del senso: gli umani, illuminati dal "portatore di luce", prendendo consapevolezza del loro essere in questo universo, e di essere parte attiva nella sua genalogia, o genesi, avrebbero con ciò stesso perduto, qualora l'avessero avuta in precedenza (ma: in precedenza dove? e quando?), ogni conoscenza sul senso del loro essere qui e ora.

Per dirla con Platone, quella luce li avrebbe viceversa avvolti nelle tenebre della caverna.

Che è poi quella in cui tutti viviamo nella nostra epoca, dopo che ci siamo adattati ad essa, e l'abbiamo attrezzata con ogni comfort, traendone, o meglio creandone un senso pratico, per poterci vivere il meglio e il più a lungo possibile, grazie allo sviluppo della nostra Scienza ... tranne poi perdere di nuovo quel senso nel corso del XX secolo, e scoprire, o di nuovo inventare, con Kuhn e con Feyerabend, tra gli altri, che quel senso si fonda su presupposti o paradigmi del tutto casuali, in perenne oscillazione... con l'universo oscillante tra caos e ordine!

Vivere meglio e il più a lungo possibile in questo universo-inferno, da cui non ci è lecito, per necessità logica, sottrarci, neppure col suicidio. Bel paradosso!

Preferisco la prima! La prima ipotesi, ovvero che qui siamo partecipando dell'oscillazione perenne ma dotata di senso della nostra divinità originaria, che si manifesta nel comporre e scomporre senso più o meno negli stessi termini in cui io in questo momento sto componendo e scomponendo parole per scrivere questo testo...

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