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lunedì 7 maggio 2007

Liberation theology persists as an active, even defiant force in Latin America - Jon Sobrino, Gesù e i poveri

Liberation theology, which he once called “a fundamental threat to the faith of the church,” persists as an active, even defiant force in Latin America, home to nearly half the world’s one billion Roman Catholics.

Over the past 25 years, even as the Vatican moved to silence the clerical theorists of liberation theology and the church fortified its conservative hierarchy, the social and economic ills the movement highlighted have worsened. In recent years, the politics of the region have also drifted leftward, giving the movement’s demand that the church embrace “a preferential option for the poor” new impetus and credibility.

Today some 80,000 “base communities,” as the grass-roots building blocks of liberation theology are called, operate in Brazil, the world’s most populous Roman Catholic nation, and nearly one million “Bible circles” meet regularly to read and discuss scripture from the viewpoint of the theology of liberation...

http://www.nytimes.com

divino
Jon Sobrino, Gesù e i poveri
Filippo Gentiloni

Il Vaticano ha reso nota una dichiarazione di condanna dell'opera del teologo gesuita Jon Sobrino, del San Salvador, esponente della Teologia della liberazione, notissimo soprattutto in America latina. Si conclude così una lunga vertenza su cui vale la pena di riflettere. Il nodo è la cristologia.
Sobrino ritiene che nel corso dei secoli la cristologia si è accentrata eccessivamente sulla persona di Gesù, dimenticando la causa che Gesù sosteneva, cioè che il regno di Dio è per i poveri e dei poveri. I poveri così hanno perduto la loro centralità «I poveri e le vittime di questo mondo, a motivo dei valori che hanno, molte volte, e a causa di quello che sono, sono sempre sacramenti di Dio e presenza di Gesù Cristo fra noi. Offrono luce e utopia, provocazione e esigenza di conversione, accoglienza e perdono». Oscurare il ruolo dei poveri e, con loro, delle vittime della storia, significa oscurare il ruolo stesso, salvifico, di Gesù.
La «notificazione» vaticana critica questa impostazione e osserva che il «luogo teologico fondamentale» non può essere la «chiesa dei poveri», ma solo «la fede della Chiesa. In essa trova la giusta collocazione qualunque altro luogo teologico». Dunque non «la iglesia de los pobres» - anche se la chiesa non rinnega l'impegno per i poveri - ma la fede apostolica trasmessa mediante la chiesa a tutte le generazioni.
La critica alla teologia di Sobrino investe, dunque, gli stessi fondamenti della fede, chiamando in causa quella povertà che la chiesa, invece, sembra avere accettato - anche se con riserva - nella sua storia, soprattutto in quella dei popoli più poveri, come quelli dell'America latina. In discussione, quindi, anche la stessa impostazione del Concilio Vaticano II, nonché la situazione sociale e politica degli ultimi decenni. La condanna vaticana della Teologia della liberazione si è fatta più decisa, ma non è detto che sia divenuta più convincente.
Intanto, mentre le autorità cattoliche confermano la loro impostazione verticistica, i nuovi movimenti cristiani più o meno carismatici e sincretisti dilagano in America latina, soprattutto in quelle classi sociali più povere che la teologia della liberazione voleva portare in primo piano.

http://www.ilmanifesto.it/

Benoît XVI contre «l'Église des pauvres»

Frédéric Faux

La Presse

Collaboration spéciale

San Salvador

En condamnant le théologien Jon Sobrino, à quelques semaines de son premier voyage en Amérique latine, le pape a rappelé son hostilité à la théologie de la libération.

À l'Université centraméricaine de San Salvador (UCA), l'engagement de l'Église catholique auprès des pauvres n'est pas seulement une bonne parole. Dans la chapelle qui domine le campus sont enterrés six professeurs et dirigeants de cette prestigieuse institution jésuite, assassinés le 16 novembre 1989 par le régime proaméricain qui dominait alors le pays. Dans les amphithéâtres apparaît aussi le portrait de monseigneur Romero, archevêque soupçonné de sympathie envers la guérilla marxiste et abattu en pleine messe, le 24 mars 1980...

http://www.cyberpresse.ca

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