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giovedì 26 aprile 2007

Dove sono gli eredi di Françoise Dolto?

Ma dove sono gli eredi di Françoise Dolto?

Corriere della Sera, 26 Gennaio 1999

ULDERICO MUNZI
Un convegno discute la lezione della grande psicoanalista infantile: una maestra rimasta senza allievi
Il convegno si è concluso con un appello spirituale: "Dobbiamo reinventare Françoise Dolto". I nostri giorni bui e violenti hanno bisogno di un "ritorno" della magica psicanalista dell'infanzia, morta nell'agosto del 1988. Finalmente un atto dovuto, a cui si aggiungono tanti interrogativi e tanta angoscia sull'insegnamento di questa donna ribelle, cristiana e anticonformista. Era già stata "beatificata" come la santa laica dell'infanzia: amare è ascoltare, questa era la sua verità. Ascoltare anche il feto che la madre nutre di se stessa. L'uomo è parola, il linguaggio è richiesta d'amore. E poi quel comandamento: i genitori non sono proprietari dei loro bambini. S'è parlato di Françoise Dolto per quattro giorni, all'Unesco. S'è parlato del suo "movimento", di questa "Association archives et documentation Dolto" che è tutta un susseguirsi di fremiti e aspirazioni. Che fare? Il grande protagonista è stato il bambino "doltiano", quell'essere che, per citare un esempio, s'irrigidisce terrorizzato quando coglie, dopo un'ecografia, la domanda della madre incinta al medico: sarà un maschio o una femmina? La paura del "ripudio". Oggi la società adulta ripudia l'infanzia o, peggio, ne sveglia la violenza e magari poi la vende come prodotto: accade soprattutto in Africa nei campi dei bambini-guerriglieri. A queste "giornate Dolto" c'erano Catherine Dolto-Tolich, Caroline Eliacheff, Ginette Rimbault, Willy Barral, Patrick Guyomard, insomma una certa crema dei "dottori della psiche". Noi abbiamo scelto, per una conversazione, la psicanalista Danielle Lévy, allieva di Jacques Lacan, alla cui scuola, negli Anni '60, aveva aderito anche la Dolto. Le idee di "Vava", soprannome infantile della Dolto, hanno cambiato il nostro modo di vedere non solo i bambini, ma anche gli adolescenti, gli uomini e le donne. La parola come barriera alla malattia mentale. Il silenzio che uccide. Tutto il magnifico castello di Fran´oise Dolto sembra ancora reggere su solide fondamenta, ma la sensazione più viva, al convegno, era che l'opera è rimasta incompiuta. Avere bambini non è una condanna, d'accordo. Ma dove si è sbagliata Françoise Dolto? Forse, non s'è resa conto di non poter avere eredi, "allievi operanti". Il suo pensiero era, come dire, "sterile"? "Un genio è sempre solitario. Il suo insegnamento - dice Danielle Lévy - appare semplice perché lei aveva una specie di "dono clinico", faceva parlare l'inconscio in diretta, come se non ci fossero frontiere. Quando si tenta d'imitarla, spesso tutto si blocca. Per far parlare l'inconscio, bisogna frugare in noi stessi e non rivolgersi al modello Dolto. Noi ci sbagliamo se vogliamo copiare Françoise Dolto". Un essere unico, inimitabile. E tanti "orfani" inconsolabili. Non ha creato una scuola, ma un movimento. Jacques Lacan, invece, lo ha fatto. "Tra l'altro ha dato dei concetti per "pensare" la psicanalisi", dice la signora Lévy. Certo, Françoise Dolto è "solare", vede l'aspetto buono delle cose, non crede nel diavolo, non dà spazio alla tragedia e all'orrore. "Il nero, l'orribile sono silenziosi". La Dolto non poteva immaginare l'ondata della pedofilia. Dice Danielle Lévy: "Siamo noi a essere superati dalla bruttezza della vita, dall'insistenza mediatica che se ne fa, dai massacri alla clonazione e ai serial killer. Ecco perché avremmo bisogno di una Dolto che c'incoraggi: "Non è proprio il caso d'avere paura, eccovi la strada per uscire dalla fascinazione dell'inferno"". L'inferno.
Forse era proprio per quest'aspetto che Françoise Dolto rifiutava Bruno Bettelheim, altro mito della psicanalisi infantile. Lui aveva conosciuto l'inferno hitleriano. Dolto lo definiva un "nazista in tutù" perché Bettelheim aveva appreso nei lager che la violenza poteva essere utilizzata per il bene e per il male. Avremmo bisogno di nuove "maisons vertes", le case verdi inventate dalla Dolto, per fronteggiare la violenza. Françoise Dolto le aveva create per accogliere genitori e bambini prima del trauma della separazione dovuto all'ingresso nella scuola. L'infanzia di oggi dev'essere preparata all'orrore.

http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/990126.htm

A proposito di Françoise Dolto, segnalo

Un estratto dell'intervista di Marta Csabai, direttrice della rivista ungherese di psicoanalisi THALASSA (Budapest, 2004/1) con Bice Benvenuto.

http://www.associazionedolto.it/

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